Una mattina di Maggio
Quella mattina, la luce dorata del sole filtrava attraverso le foglie, danzando sul braccialetto d’oro che riposava sul mio comodino. Era un regalo del mio fidanzato, un luccichio di promesse e ricordi. All’epoca, vivevo con i miei genitori in una casa in campagna a venti chilometri di distanza dal primo centro abitato. Non so se per voi è lo stesso, ma a me avevano insegnato che i gioielli, oltre ad avere un valore economico. hanno un valore affettivo e per questo vanno custoditi gelosamente e indossati solo per occasioni speciali. A quei tempi di eventi così nel posto dove vivevo non accadevano molto spesso. Quindi quel giorno non indossai il mio braccialetto: pensai che di certo non era adeguato per andare a fare la spesa. Non sapevo quanto mi sbagliavo.
La nostra era una casa di campagna circondata dal verde e dalle colline con un cane che abbaiava a chiunque osasse avvicinarsi postino compreso. Non avevamo vicini e l’unico collegamento con la civiltà era la strada provinciale che passava lì vicino. Quella mattina sembrava una delle tante, mia madre chiuse la porta a chiave io accarezzai il cane poi presi la mia auto e via, lasciando la casa in balia del silenzio e del destino. Quello fu un giorno speciale, uno di quei giorni che quando ci ripensi ti vengono i brividi.
Ma andiamo con ordine: facemmo la spesa con calma, tanto non ci aspettava nessuno a casa. Mio padre e mio fratello erano a lavoro e non sarebbero tornati prima di sera. Tutto normale. Ma quando tornammo a casa ci aspettava una sorpresa, vedemmo subito che il portone era socchiuso. “Non l’avevi chiuso a chiave?” Chiesi a mia madre. Certo che lo aveva fatto, ma allora? Mia madre entrò per prima e si mise le mani nei capelli cominciando a strillare, io incredula, spaventata e intimorita la seguii cercando di capire che succedeva. “I ladri!” Gridava lei tenendosi la testa, “sono venuti i ladri!”
Si, dei farabutti si erano intrufolati dentro dopo aver preso a calci la porta, era un portone di poche pretese e recava le impronte di scarpe incise sul legno. Questo particolare mi impressionò molto: immaginai con quanta violenza avevano tirato i calci mentre noi tranquille e ignare facevamo la spesa. Era giorno di mercato al paese e mia madre indugiava a chiacchierare con i conoscenti del più e del meno.
La casa fù saccheggiata e messa a soqquadro i malfattori avevano frugato nei cassetti e rovistato in ogni stanza. Ma dov’era il cane? Il mio amatissimo Baskì amico d’infanzia purtroppo era stato avvelenato. Sarebbe morto dopo una lunga agonia durata qualche giorno. Tutti i pochi soldi, ma sopratutto tutti i gioielli, pezzi di storia familiare, erano stati rubati, compreso il mio caro braccialetto.
“Baskì, il fedele compagno di una vita, la cui presenza amorevole e protettiva è ancora avvertita in ogni eco della campagna.”
Ricordo che piansi amaramente. Ma a mia madre andò molto peggio: lei aveva perso oltre ai gioielli ricevuti in dono da mio padre, anche quelli ereditati da sua madre che a sua volta aveva ereditato dalla nonna. Pezzi di storia, ricordi d’infanzia, legami con le tradizioni… insomma per lei fù come perdere una persona cara. Facemmo la denuncia e vennero i carabinieri ma nessuno ci restituì il maltolto. Subire un furto fù un’esperienza devastante.
Da questo giorno speciale ho ricevuto un insegnamento: non è necessario avere gioielli preziosi da riporre nei cassetti o in una cassaforte per tirarli fuori solo in occasioni speciali. Tutti i giorni della nostra vita sono speciali. Ogni mattina quando ci alziamo dal letto dobbiamo farlo con la consapevolezza che è un giorno speciale. Quindi indossiamo oltre ai nostri vestiti anche un gioiello che ci rappresenta. Non ha importanza se sia d’oro, d’argento o della semplice bigiotteria. Godiamo del piacere di vederli tutti i giorni e di sentirci bene ad indossarli anche quando siamo giù di morale o le cose non vanno bene come avremmo voluto. Facciamo in modo che la nostra vita sia speciale con queste piccole cose che ci fanno stare bene.
Torniamo a quel giorno degli anni ottanta: anche mia madre rimase scioccata da quello che era accaduto. Ma la sua reazione fu molto diversa dalla mia: inizialmente scagliò malefici indicibili contro i ladri poi passò alle paranoie. Vedere lo scempio che avevano fatto delle sue cose fù un trauma che le tolse la fiducia nel prossimo. Iniziò a guardare tutte la persone che non facevano parte del nucleo familiare con sospetto. Quando andavamo via aveva sempre fretta di tornare a casa e con ansia controllava che tutto fosse apposto. Ma quello che fece peggiorare la situazione fu il fatto che dopo qualche mese subimmo un’altro tentativo di furto ma questa volta non trovarono nulla da portar via. E certo perchè ormai non c’era più niente di valore da rubare! L’anno successivo ci trasferimmo in un’altra casa sempre in campagna ma con dei vicini affabili e gentili. Questo migliorò un pò l’ansia che la opprimeva però mia madre tuttora è ancora diffidente e poco socievole.
Entrare nelle case degli altri e invadere gli effetti personali è quanto di più vile che una persona mentalmete sana possa fare. Ci sono molti altri modi per guadagnare soldi in modo legale senza sconvolgere la mente e la vita del prossimo evitando così lo scatenarsi contro le ire, gli insulti e quanto di più malevolo la mente umana possa concepire.
Da allora, ho imparato che ogni giorno è speciale. Ogni mattina, quando indosso un gioiello, non lo faccio solo per l’occasione, ma per celebrare la vita stessa. Il braccialetto d’oro potrebbe essere andato, ma il suo significato rimane intatto: l’amore, la speranza e la bellezza dei giorni ordinari. E’ la nostra percezione che fà la differenza tra chi vuole vedere in un giorno come quello che vi ho raccontato come un giorno speciale e chi invece lo percepisce come un giorno maledetto. Voi che ne pensate? Immagino che anche voi avete avuto giorni così, scrivete nei commenti le vostre impressioni mi aiuterete così a capire se l’articolo vi è piaciuto.
Buon giorno speciale a tutti.